Guai a dare per estinta la Banda della Magliana, le cui derivazioni continuano ad essere attivissime nell’ambiente criminale romano. È di 28 misure cautelari (11 in carcere, 16 arresti domiciliari e un obbligo di firma) il bilancio di un’operazione dei carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Roma, scattata all’alba – su delega della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura Capitolina – tra le province di Roma, Napoli, Foggia e Viterbo: le persone coinvolte sono accusate, a vario titolo, dei reati di associazione finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, di tentata rapina in concorso, tentata estorsione in concorso, ricettazione e possesso illegale di armi, procurata inosservanza di pena e favoreggiamento personale. Tra gli arrestati c’è anche Marcello (“Marcellone”) Colafigli, 70 anni, tra i promotori storici della Banda della Magliana insieme a Franco Giuseppucci, Enrico De Pedis, Maurizio Abbatino e Nicolino Selis. Gravato da più ergastoli, Colafigli è stato condannato, tra l’altro, per il sequestro e l’omicidio del duca Massimo Grazioli Lante della Rovere (considerata l’azione con cui la Banda ha iniziato la propria attività criminale) e l’omicidio, come mandante, di Enrico De Pedis.
Le indagini dei Carabinieri
Le indagini, avviate dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma e dirette dalla DDA di Roma nel giugno 2020, hanno permesso di raccogliere gravi elementi indiziari in ordine all’esistenza di un sodalizio criminale, operativo alla Magliana e sul litorale laziale e con base logistica nel quartiere Massimina, capeggiato proprio da Marcello Colafigli, che, nonostante in regime di semilibertà dal 30 ottobre 2019, era riuscito a pianificare cessioni ed acquisti di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti dall’estero (Spagna e Colombia), mantenendo rapporti con esponenti della ‘ndrangheta, della camorra, della mafia foggiana e con albanesi inseriti in un cartello narcos sudamericano, nonché con un gruppo ben radicato nel quartiere romano della Massimina, deputato alla commercializzazione sul territorio della Capitale della sostanza importata. Tra i destinatari delle misure, infatti, oltre a Marcello Colafigli, già detenuto in carcere per altra causa, ci sono altri 22 cittadini italiani, 2 albanesi, 1 kosovaro, 1 macedone e 1 colombiano.
Sono stati raccolti gravi elementi indiziari in ordine al fatto che Marcello Colafigli sarebbe riuscito a coordinare le attività delittuose, nonostante la misura a cui era sottoposto, grazie anche alla compiacenza della responsabile di una Cooperativa Agricola, raggiunta anche lei dall’odierna ordinanza, ove avrebbe dovuto svolgere l’attività lavorativa prevista dal regime di semilibertà, ottenendo la possibilità di allontanarsi a suo piacimento e di incontrare all’interno della cooperativa i propri sodali, aiutandolo a eludere le investigazioni.
Avvalendosi anche del proprio prestigio criminale, inoltre, Colafigli è indiziato di aver guadagnato la fiducia di un gruppo di albanesi inseriti in un importante cartello colombiano operativo nella città di Turbo (Colombia). Il referente sud americano, originario della città di Medellin, è anch’egli destinatario della misura cautelare in carcere ma allo stato risulta irreperibile.
Tra le persone del sodalizio deputate allo spaccio di droga vi è anche un uomo, ferito da colpi d’arma da fuoco lo scorso 25 marzo 2024 in via Pian Due Torri alla Magliana, anch’egli destinatario dell’odierna ordinanza.
Nel corso delle fasi esecutive dell’operazione, questa mattina, a Roma, i Carabinieri hanno rinvenuto e sequestrato circa 400mila euro, durante una perquisizione a casa di uno degli indagati.
Per l’operazione, sono stati impiegati 150 militari dell’Arma territoriale, equipaggi di supporto, nucleo cinofili e nucleo elicotteristi.