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Bollette dell’acqua, a Frosinone la più cara d’Italia. Latina male nella dispersione

Acqua sempre più ‘salata’ a Frosinone che secondo un’indagine di Cittadinanzattiva vince il non invidiabile primato della bolletta dell’acqua più cara d’Italia.

A stabilirlo il XIX Rapporto sul servizio idrico integrato, a cura dell’Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva, diffuso in occasione della Giornata mondiale dell’acqua che ricorre il 22 marzo.

In generale, in tutta Italia non si ferma la corsa della bolletta dell’acqua: è stata di 478 euro la spesa media a famiglia nel 2023, in aumento del 4% rispetto al 2022 e del 17,7% negli ultimi cinque anni.

Frosinone la più cara d’Italia

Frosinone resta in testa alla classifica delle province più care con una spesa media annuale di 867 euro mentre Milano e Cosenza conquistano la palma di capoluoghi più economici con 184 euro. La Toscana è la regione più costosa (con 732 euro), con ben otto suoi capoluoghi nella top ten delle province più care; il Molise la più economica (226 euro), in Trentino Alto Adige l’aumento più consistente (+9%).

I cittadini sono consapevoli ma poco informati sui propri consumi e sulle possibilità di risparmio, osserva il Rapporto che ha preso in esame una famiglia tipo composta da 3 persone e un consumo annuo di 182 metri cubi. Secondo una consultazione di 3.355 cittadini, gli italiani dicono di usare quotidianamente 62 litri di acqua, molto al di sotto del consumo medio ad abitante indicato da Istat in circa 215 litri al giorno.

Il divario nel Lazio

Oltre che tra le regioni, evidenti differenze di spesa continuano ad esistere anche all’interno degli stessi territori, spiega il Rapporto indicando che ad esempio, nel Lazio, tra Frosinone e Rieti intercorre una differenza di 475 euro. Altri esempi di simile portata si possono riscontrare in Sicilia, Toscana, Lombardia, Emilia Romagna e Calabria.

Notevoli spesso le differenze tariffarie anche fra i singoli capoluoghi di provincia della stessa regione: nel Lazio si va da Frosinone, appunto, con 867 euro, a Viterbo con 614 euro e a Rieti con 392 euro. Completano il quadro Roma con 448 eueo e Latina con 592 euro.

«Se ci attestiamo su un consumo di 150 metri cubi l’anno, risparmieremmo in media 101 euro, ossia quasi il 27% – spiega Cittadinanzattiva – una famiglia toscana, la più tartassata a livello nazionale, potrebbe arrivare a pagare 183 euro in meno, e anche una famiglia molisana avrebbe un risparmio di 42 euro».

Una famiglia di tre persone, con soglia Isee fino a 9.530 euro e che ha accesso al bonus sociale idrico, secondo le rilevazioni dell’Osservatorio risparmia annualmente circa 104 euro, ossia il 22% o 27% in meno a seconda che abbia un consumo annuo di 182 metri cubi o di 150 metri cubi.

Un altro parametro preso in considerazione è quello relativo alla dispersione idrica. In base agli ultimi dati disponibili, la dispersione idrica nei capoluoghi di provincia è pari in media al 36,2% e raggiunge il 42,2%  come territorio complessivo italiano. In alcune aree del Paese  (soprattutto Sud e Isole) si disperde più della metà dei volumi  d’acqua immessi in rete. Qui tra i dati provinciali spicca in negativo quello di Latina, dove il fenomeno assume dimensioni anche superiori al 70%, come succede solo a Belluno.