Giustizia è fatta ad Amatrice. Diventano definitive le condanne per il crollo delle cosiddette palazzine gemelle di piazza Sagnotti. Uno schianto che costò la vita a 19 persone, morte nella terribile notte del sisma del 24 agosto 2016. Anche la Cassazione ha confermato i nove anni di reclusione nei confronti di Ottaviano Boni, all’epoca direttore tecnico dell’impresa costruttrice Sogeap, e i cinque per Maurizio Scacchi, geometra della Regione Lazio-Genio Civile.
Confermato dunque l’impianto accusatorio che di fatto evidenziava l’errore umano nella costruzione dei due edifici popolari che, come disse il Pm nel processo di primo grado “sarebbero crollate con qualsiasi sisma”.
La Suprema Corte ha dunque ribadito le accuse, così come era stato fatto anche in appello a marzo dello scorso anno. Nel processo erano imputate altre tre persone – poi decedute nel corso degli anni – che erano state condannate in primo grado: l’amministratore unico di Sogeap, Luigi Serafini (8 anni), l’allora presidente dell’Iacp, Franco Aleandri (7 anni) e l’ex assessore del Comune di Amatrice, Corrado Tilesi (7 anni). Per i giudici a causare il crollo delle due palazzine dell’ex Iacp (oggi Ater) fu l’incuria dell’uomo. Perché quelle case popolari, oltre ad essere abusive, erano anche costruite male. Talmente male che non avrebbero potuto sopportare un sisma, anche di magnitudo inferiore a quello che si registrò ad Amatrice. Una tomba per 19 dei 21 inquilini che quella notte non uscirono vivi da quei condomini, crollati a ‘pancake’, cioè un solaio sopra l’altro, come sostennero nel primo processo i periti dopo aver analizzato ciò che rimaneva di pilastri troppo sottili, armature esigue e calcestruzzo a bassa resistenza.
Nelle motivazioni della sentenza di primo grado, il magistrato affermò che la causa del collasso strutturale non andava ricercata nel terremoto, che non fu un evento “eccezionale” né ebbe “effetti eccezionali” tanto che altre palazzine presenti nella piazza rimasero in piedi. Soddisfazione per la sentenza di oggi è stata espressa dal legale dei familiari delle vittime, Wania Della Vigna.