Le liste di attesa nella sanità continua ad essere il tallone di Achille della sanità laziale. A 8 mesi di distanza dalla precedente rilevazione, Cittadinanzattiva Lazio ha diffuso oggi i dati del nuovo monitoraggio sui temi di attesa nel Lazio per le prestazioni in ambito sanitario, a cui hanno partecipato 792 cittadini, di cui il 67% donne.
«La non osservanza dei tempi è la regola. Necessario attivare percorsi di garanzia per chi non accede ai servizi sanitari e che ‘scompare’ dai percorsi di cura – si legge nell’indagine – Il 36,4% degli intervistati ha segnalato la difficoltà a prenotare prestazioni sanitarie (era 36,5% a febbraio); il 17,2% (17,6% a febbraio) ha segnalato il mancato rispetto dei codici di priorità previste (i famosi codici U,B,D,P); 15,2 % (17,6% a febbraio) tempi lunghi di attesa al Cup per parlare con operatori, un sensibile miglioramento del servizio”, si legge nell’indagine. L’11,1% (10,8% a febbraio) delle segnalazioni riguardano la voce del medico che non prenota/prescrive successivi controlli».
«Il 40,9% (era 41,4%) ha fatto la prestazione nel pubblico. Il 20,4% (era 20%) l’ha fatta in intramoenia. Di questi l’83,8% (era il 79,3%) ha fatto la prestazione in Intramoenia perché non aveva garanzia che nel pubblico avrebbe fatto in tempo; il 10,8% (era il 13,8%) è stato inviato dal Cup per tempi lunghi nel pubblico. Inoltre, il 6,5% (era 8,6%) ha fatto la prestazione in extramoenia; il 4,3% (era il 5,7%) ha fatto la prestazione fuori regione”, rileva il report. “Le liste di attesa sono un problema fondamentalmente di organizzazione del servizio dove tutti i diversi attori, dal medico di base allo specialista, dal Recup alle direzioni aziendali, devono organizzare la filiera di accesso in modo lineare», osserva Elio Rosati, segretario regionale di Cittadinanzattiva Lazio.
La tipologia delle liste di attesa
Con il 40,8% (era 42,5% a febbraio) gli esami diagnostici è la voce maggiormente problematica, seguita con il 24,5% (era 28,8% a febbraio) dalle prime visite specialistiche, l’8,2% dagli interventi chirurgici (dato uguale a febbraio), 10,2% (5,5% a febbraio) visite controllo/Follow up, 3,3% (era 4,1% a febbraio) screening oncologici”, sottolinea l’indagine.
Per quanto riguarda il rispetto dei tempi: Le 4 tipologie di tempi previsti nelle prescrizioni (U ‘urgente’ entro 3 giorni, B ‘Breve’ entro 10 giorni, D ‘Differibile’ entro 30 giorni, P ‘Programmata’ entro 120 giorni) vengono sistematicamente non rispettati – rimarca – con un rapporto che va da 1 rispettata ogni 2 non rispettata Urgente (come a febbraio); 1 a 3 per Breve (come a febbraio); 1 a 6 Differita (era 1 a 5 a febbraio); 1 a 2 Programmata (come a febbraio).
«Il 33,7% (era 35,7% a febbraio) è dovuto andare in una Asl differente dalla propria; il 29,3% (era 28,6% a febbraio) è andato in un distretto della propria Asl ma non nel proprio di residenza; il 22,8% (era 21,4% a febbraio) ha trovato la prestazione nel proprio Distretto di residenza – precisa Cittadinanzattiva -Il dato molto preoccupante riguarda il 22,6% delle persone che ha dichiarato di non aver fatto la prestazione, con un aumento rispetto a febbraio del 2,6%. Per il 36,5% (era il 50%) a causa della distanza troppo importante dal luogo di residenza; per il 25% (era il 18,4%) la Disponibilità economica; per il 21,2 % (era il 15,8%) la disponibilità di tempo».
Le proposte di Cittadinanzattiva
1) La Regione Lazio deve imporre alle Asl e alle aziende ospedaliere pubbliche l’inserimento del 100% delle agende nel sistema Recup entro 3 mesi. Le agende pubbliche, una volta inserite nel sistema Recup, devono essere il primo canale di accoglimento delle richieste di prestazioni sanitarie e, solo in via sussidiaria, si proceda con l’inserimento delle prestazioni presso le strutture accreditate;
2) Il privato accreditato deve caricare nel sistema Recup entro dicembre quanto previsto dalle convenzioni con la Regione Lazio. Qualora ciò non avvenga si revochi l’accreditamento. 3) Vanno attivati monitoraggio, verifica e modifica delle situazioni più clamorose utilizzando l’Osservatorio regionale per il Governo delle liste di attesa (che è vacante dal 2021);
4) l’Osservatorio regionale per il Governo delle liste di attesa e gli Osservatori aziendali devono essere immediatamente rinominati, riconvocati e strutturati in modo tale da garantire una riunione operativa ogni massimo 60 giorni. Il precedente Osservatorio regionale si è riunito a settembre 2019 e poi a dicembre 2022, nonostante le nostre ripetute richieste di convocazione. Gli Osservatori aziendali sono andati anche peggio, fatte le dovute eccezioni, con riunioni mai convocate o convocate una tantum da parte della Asl/Ao;
5) Sul sito regionale è necessario aprire una pagina sugli Osservatori (regionali e aziendali) con relative sedute e Verbali di riunione, in modo da poter rendere trasparente il lavoro fatto o meno.
6) Gli istituti di partecipazione devono funzionare ed essere messi in grado di operare, incidere e modificare gli assetti.
7) Con l’obiettivo di migliorare il servizio sanitario regionale Cittadinanzattiva Lazio ha aperto online un format per le segnalazioni dei cittadini nei vari ambiti in cui opera: https://segnalazionilazio.cittadinanzattiva.it.
Da qui la proposta: la Regione Lazio potrebbe dare pubblicità a questo canale mettendo a disposizione un referente per ogni Asl e Azienda ospedaliera che si farà carico delle segnalazioni inerenti alle proprie strutture con relativa procedura per la gestione della stessa ed una verifica contestuale delle criticità segnalate al fine di migliorare il servizio. In questo modo – conclude la nota -insieme garantiremmo una presa in carico delle persone, una migliore risposta al cittadino e una verifica puntuale di quali sono i problemi concreti con cui cittadini, operatori e anche strutture devono confrontarsi.