È guerra aperta tra Centri anziani e Comune di Roma. Dopo l’approvazione a maggio in Aula Giulio Cesare del nuovo regolamento comunale sui centri anziani, metà delle Aps (associazioni di promozione sociale) che gestiscono in comodato d’uso gratuito gli immobili di proprietà comunale in cui si svolgono attività dedicate alla Terza Età della nostra città hanno firmato un ricorso presentato al Tribunale amministrativo regionale.
Una querelle giudiziaria che preoccupa i sindacati dei pensionati, Spi Cgil di Roma e del Lazio, Fnp Cisl di Roma e Rieti e Uilp Lazio che in una nota esprimono profonda preoccupazione per il possibile blocco delle attività dei Centri anziani del Comune di Roma qualora il Tar, nella prossima udienza del 6 settembre, dovesse accogliere la richiesta di sospensiva.
Il timore dei sindacati
«Il nuovo regolamento, che è stato il risultato di un lungo e partecipato confronto con i Municipi – spiegano i sindacati -, le organizzazioni sindacali, i coordinamenti dei centri sociali e le associazioni del terzo settore, è in parte un atto dovuto per la necessità di adeguare i centri alla nuove norme contenute nel codice del terzo settore, prevedendone la trasformazione in Aziende di promozione sociale (Aps) e dare applicazione alle linee guida emanate dalla Regione Lazio, e nel contempo ha raccolto una pressante richiesta di cittadini e anziani a rilanciare le attività delle uniche strutture di aggregazione sociale esistenti a livello territoriale e in tutti i 15 Municipi romani, soprattutto dopo la lunga chiusura determinata dalla pandemia». Il rischio, secondo i sindacati, è che non si possano utilizzare le risorse (300mila euro per il 2023) a supporto delle iniziative in corso nei centri.
I motivi del ricorso dei centri anziani al Tar
A spingere le Aps al ricorso al Tar anche la scelta del Comune di Roma di limitare l’iscrizione agli over 60: secondo i ricorrenti una violazione delle linee guida regionali. Altro tema è il tetto a 15 euro per le quote associative annuali necessarie all’iscrizione, una limitazione che viene respinta dai ricorrenti. Sarà il Tar a dirimere la questione.